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Un piccolo riassunto:


“Supplici a Portopalo”: dalla tragedia antica al dramma contemporaneo dell’immigrazione sulle coste siciliane

Le parole del teatro antico per rappresentare un dramma del nostro presente

Sulla costa siciliana, divenuta frontiera delle rotte della disperazione del Mediterraneo, un coinvolgente racconto teatrale basato su Supplici di Eschilo, che mette in scena la difficile decisione della città di fronte alla richiesta di asilo di chi fugge dalla guerra, dalla fame, dalla carestia."

 

Non saprei dire come mi sono sentita dopo dello spettacolo ... Forse "emozionata" sarebbe la parola più giusta ... Non è la prima volta che uno spettacolo mi commuove, ma è la prima volta che sento una sensazione così.A la volta triste, tristissima, impotente, pronta a ribellarmi, pronta a scoppiare in lacrime. Paragonare la nostra situazione con la della tragedia dei Supplici di Eschilo mi ha colpito, mi ha colpito molto. Noi, siamo gli eredi di questa brillantissima civilizzazione, loro avevano riflettato già su questi temi che tanto ci preoccupano. Noi, siamo orgollosi di essere gli eredi di questa brillantissima civilizzazione, che ha inventato la democrazia. A un punto tale che ci siamo attribuito ("autoattribuito") il diritto a esportare queste concetto di democrazia, e anche a imporlo a certi paesi. Ma che democrazia? Perchè vogliamo dare lezioni di democrazia agli altri, se noi, siamo incapaci di protegere gli altri dalla guerra, dalla fame, dalla carestia, dalla morte, siamo incapaci da dargli almeno un aria migliore da respirare. Perchè questa contraddizione?

Questo spettacolo ci ricorda che tutti siamo immigranti, tutti. Nella nostra storia antica, nella nostra storia recente. Tutti siamo africani, asiatichi, americani, europei. Tutti siamo figli di Zeus.

 

 

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